15-04-2014
Il Maestro Bonelli ha compiuto cento anni il venti di settembre. Lo hanno celebrato in una bellissima serata di ottobre molte generazioni di allievi, il Presidente federale Di Blasi, il più medagliato degli atleti italiani, Edoardo Mangiarotti, il Presidente dei maestri di scherma Toran e tanti altri.
Il numero degli anni impressiona anche di più, se si vede come li indossa quest'uomo vivace, brillante e spiritoso, sempre pronto all'ironia e tutt'altro che chiuso nei suoi ricordi, peraltro preziosi.
E' solo da sei o sette anni che ha smesso di dare lezione "perchè una volta mi sono sentito stanco in pedana e ho pensato che non sarebbe stato bello per l'allievo se mi fossi sentito male".
Questo ce lo disse in una lunga intervista filmata che facemmo poco prima del centenario. Avevo preparato molte domande, ben consapevole che poi il Maestro avrebbe svariato, sciorinando un repertorio non meno ricco di quello che schermistico, affinatosi in tanti decenni di lavoro.
Ci sono nomi che per noi appartengono alla leggenda: Gaudini, i Nadi. Lui li aveva visti tirare, ricordava i tornei, aveva aneddoti gustosi. Ma aveva naturalmente seguito anche le Olimpiadi con trepidazione: la Trillini era stata avversaria nelle categorie giovanili di una brava fiorettista aretina, Daniela Tortorelli e lui poteva raccontare quegli assalti con dovizia di particolari.
Non tutto gli piaceva, aveva naturalmente le sue riserve sui cambiamenti della sciabola, anche se non era certo chiuso alle novità: "ogni tanto vengo in sala, per aggiornarmi", mi aveva detto.
Mi colpì una considerazione generale: "non mi piace quando si esulta troppo dopo una vittoria. Non è rispettoso nei confronti dell'avversario."
Una sensibilità da gentiluomo, che ricordava come la scherma fosse un modo di forgiare il carattere, forse l'unica arte marziale nata ad occidente. Oggi c'è chi dimentica di dare la mano all'avversario.
I discorsi non sono stati affatto di circostanza: si è reso onore alla classe magistrale, e a questo signore che col suo bell'accento campano ha, come sempre, rubato la scena a tutti, come era giusto che fosse nella sua serata d'onore.
Andrea Bocconi