Isola di Kere

 

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Cercare l'acqua, cercare il cielo

15-04-2014

Assagioli scrisse “ Libertà in prigione”, durante la sua breve detenzione. Sappiamo tutti che proponeva diario e autobiografia a pazienti e allievi. Meno nota la sua fiaba Fabula in re interiore che contiene molti temi psicosintetici. Jonathan Franzen, intervistato da Fazio sul nuovo romanzo, Libertà, ha citato una frase di un altro scrittore di culto, Don De Lillo :” la scrittura è un‘esperienza di libertà”. Quale libertà ? E' una di quelle frasi su cui concordiamo tutti istintivamente, ma le cose si fanno più complesse se ci mettiamo a riflettere. L’opposto di libertà che mi interessa esplorare qui è costrizione, non prigionia, vedremo perché. Una traccia di questa riflessione sarà distinguere tra libertà da, libertà di, libertà con, libertà per.

Costrizioni

1 Libertà da : Ignoranza : in Italia il tasso di alfabetizzazione è un rispettabile 98,9, eppure siamo solo al 46 ° posto sul 179 paesi, di cui ben 125 sono sopra all’ottanta per cento. Quindi possiamo dire che da noi la totalità della popolazione dispone di questo mezzo espressivo. Si obbietterà che molti ne dispongono in modo rudimentale, ed esiste anche un analfabetismo di ritorno. E’ assolutamente vero, ma un’esperienza condotta nel carcere di Arezzo dal 1998 al 2000, con un gruppo di scrittura composti da detenuti con scarsa scolarizzazione, molti dei quali stranieri che si esprimevano quindi in seconda lingua, ha dimostrato che vi era comunque la possibilità di raccontare e di raccontarsi in modo efficace e interessante. Avevamo perfino un analfabeta che dettava i suoi racconti nel dialetto di Molfetta a un conterraneo che li trascriveva e ce li traduceva.

2 Povertà : Joanne Rowlings ha completato il manoscritto del primo Harry Potter scrivendo in un pub, madre single, mentre viveva di sussidi statali, in preda di una grave depressione . E’ uno strano destino quello di essere passata dall’indigenza a essere la seconda donna più ricca di Inghilterra dopo la Regina.

3 Potere : Silvio Pellico, imprigionato ai Piombi di Venezia per dieci anni, scrisse Le mie prigioni , che Mettrnich disse aver causato più danni all’Austria d una battaglia persa. Le Lettere dal carcere di Gramsci sono una testimonianza di valore assoluto, che viene studiata in tutto il mondo, “ moderno breviario dei laici”, come è stata definita l’opera. Pensare che , con una certa lungimiranza, il presidente de Tribunale speciale che condannò Gramsci, disse : “bisogna impedire a questo cervello di pensare per venti anni.” Il potere tirannico ha sempre temuto gli scrittori : Cuba, Cina, Bangla Desh sono esempi recenti, ma si può dire che tutti i regimi dittatoriali temano la scrittura. Spesso i dittatori avevano un rapporto ambivalente con gli scrittori : Hitler protesse Junger pur censurandolo, Stalin fece lo stesso con Bulgakov, ma al tempo stesso esercitava la sua paranoica perfidia perfino coi poeti. Memorabile la telefonata nella notte a Pasternak : cosa pensi compagno Pasternak della poesia di Mandelstam ? Pasternak capì subito che era una di quelle torure psicologiche che annunziavano il gulag per il suo amico, rivale in poesia . -Compagno Stalin, vorrei parlare con te della vita e della morte- -Se avessi un amico poeta, saprei difenderlo meglio-

4 Malattia

Moravia, malato di tubercolosi , costretto a letto per anni, scrive Gli indifferenti in convalescenza, appena uscito dal sanatorio. La Benzi scriveva anche nel polmone d’acciaio in cui era costretta a vivere.

5 Libertà dagli ingombri . Ho sempre compianto chi suona l’arpa o il contrabbasso: chi scrive se la può cavare con un taccuino e un lapis.

6 Libertà dalla cosiddetta realtà. La realtà viene trasfigurata , simbolizzata, reinventata e quindi sconfitta. Esiste il genere Fantasy, che crea altri mondi in cui chi scrive può immergersi per anni. Spero che Salgari abbia tratto qualche sollievo dalle ore passate con Sandokan e con i suoi corsari, lui costretto a una vita tristissima e sfortunata. E sappiamo che in Malesia non c’era mai stato, ma la sua Malesia è esistita per tanti di noi.

7 Libertà dal tempo il tempo della scrittura, come quello del sogno, è plastico e la freccia del tempo può seguire ogni traiettoria: è la vera “ macchina del tempo”.

8 Libertà dalla materia. Tutte le forme espressive devono fare i conti con un mezzo materico, che sia il marmo statuario di Michelangelo, i materiali da costruzione dell’architetto, la tela del pittore. La scrittura non ha neppure bisogno di se stessa. Come i lettori di Fahreneit 451 imparavano a memoria i libri per salvarli dai roghi della psicopolizia, così che scrive può fare lo stesso col proprio testo, che esisterà solo nel cervello o diverrà suono intangibile se verrà detto ad altri. La moglie di Mandelstam salvò le poesie del marito, imparandole a memoria.

Vediamo quali sono allora le complementari libertà di

9 Naturalmente quella di fingere. Scrive August Strindberg , in una lettera in cui incita la sua amante a scrivere : “Si ha libertà di mentire su se stesso, su tutti ! Evochi nemici invisibili, inventi avversari (…). Si può dire ciò che si vuole- essere folli- non tutti possono permetterselo e fra quelli che sono abbast6anza fortunati da poterlo, non molti osano.” .Ma la finzione è solo un altro livello di realtà, da voce alle nostre parti più nascoste, talvolta mute, è un improvvisazione jazz in cui ogni membro della band ha il suo momento di gloria con un assolo. Diritto di parola !, chiedono le subpersonalità , e da ogni piano dell’ovoide si odono voci.

10 Sfogarsi Il valore catartico è indubbio, Assagioli raccomandava l’uso delle letteracce ,( da non spedire) e chiunque le abbia utilizzate, personalmente o con i propri pazienti, sa che non solo fanno bene, ma in corso d’opera prendono direzioni inaspettate, esprimono emozioni e sentimenti che non sapevamo di avere. La “ lettera al padre” di Kafca, mai racapitata, ne é un esempio. Pennebaker ha dimostrato che il sistema immunitario reagisce positivamente alla pratica della scrittura : gli studenti che mettevano su carta i loro traumi venti minuti al giorno per cinque giorni , si ammalavano molto meno del solito nell’anno successivo. E questo senza avere ricevuto alcun commento sui loro scritti.

11 Denunciare

“Arcipelago Gulag” di Alexander Solgenitsin squarciò il silenzio sui campi di concentramento per i dissidenti , e il libro dette al suo autore sia il Nobel che l’esilio. Nella Russia zarista Cecov testimoniò da medico scrittore i disastri della psichiatria in “Padiglione numero 6”. Chinoua Akebe mostra le tragedie dell’Africa postcoloniale. L’elenco è infinito e tocca quasi tutto il pianeta, come le denunce di Amnesty International , ma in modo perfino più efficace e duraturo.

12 Testimoniare Pensiamo solo al diario di Anna Frank, agli scritti di Hetti Hillesum. Il racconto di chi c’era, senza alcun intento di pubblicare un diario che forse, come quello di tutte le adolescenti, voleva essere segreto. Il lavoro sul Diario di Ira Progroff ha insegnato a decine di migliaia di persone come utilizzare psicologicamente questo strumento di consapevolezza nel dialogo con se stessi. A Pieve Santostefano da anni si premiano i diari che ci raccontano un’Italia nascosta. Suo esempio massimo è quello scritto da una contadina su un lenzuolo del corredo, che comincia con la frase : gnianca una bugia.

13 Cercare

Ho paragonato talvolta la penna alla bacchetta del rabdomante, che scopre l’acqua sotterrenea seguendo delle vibrazione spontanee. Occorrono la volontà di cercare, la sensibilità, la capacità di ascoltare. Ma pensando ai livelli della coscienza, potrebbe anche essere l’antenna verso il cielo, così potente da cogliere segnali che giungono da livelli invisibili e lontanissimi.

14 Riflettere

Quante volte un ragionamento interessante, una buona intuizione, sono svaniti perché non li abbiamo messi su carta ? Si racconta che Majorana, il fisico misteriosamente scomparso avesse gettato il pacchetto di sigaretta su cui aveva annotato una formula che fruttò ad altri un Nobel. E mi commuove Evariste Galois, che passa la notte prima del duello ad annotare furiosamente teorie ed equazioni , saltando passaggi perché “ non c’è tempo”. Verrà capito qualche decennio dopo la sua morte, in quel duello.

15 Riorganizzare, trovare il senso Ha scritto Montaigne, uno dei maestri dell’autobiografia, che la vita nella prima metà è come un bel tappeto dai colori affascinanti, mentre nella seconda metà è come il suo rovescio : meno bello a vedersi, ma si capisce la trama. Nella scrittura autobiografica, altra pratica raccomandata da Assagioli, che la chiedeva anche ad allievi molto giovani, nel viaggio di memoria che può seguire infinite strade, si ritrova un filo rosso, un senso, un destino. A volte capiamo anche qual è il proposito, il progetto del Se che cerca di manifestarsi nella nostra vita. Ad Anghiari esiste addirittura la Libera Università dell’Autobiografia , che ha sviluppato una pedagogia della memoria scritta con moltissime applicazioni. Io stesso conduco da anni seminari di scrittura autobiografica, col proposito di fare un percorso psicosintetico attraverso la scrittura , magari senza nominare mai la psicosintesi.

Libertà per

16 Per se stessi In nome di chi si parla ? Che differenza c’è tra il pensiero solipsistico e la scrittura più intima ? Una giovane filosofa, Ilaria Mezzogori, scrivendo su Identità e narrazione riflette sulla tremenda solitudine del Minotauro nel labirinto ; nel racconto di Durrematt. Egli/ esso non sa chi é, e anche quando infrange lo specchio ogni frammento gli rimanda infinite illusioni . Sarà l’incontro con il suo carnefice Teseo a liberarlo, e Borges adombra che si lasci uccidere. Teseo senza il filo in mano non ritroverebbe l’uscita, e quindi non potrebbe dire la storia. Anche nel più intimo diario c’è un altro se, un Io che scrive e un Io che legge.

17 Per la propria gente Assagioli, che utilizzava con me una massiccia biblioterapia, mi prescrisse In nome dei miei, , di Martin Gray, il raccolta della rivolta degli ebrei del ghetto di Varsavia : scrive Gray :” "Non c'è totalità se si è un albero isolato, è la foresta che dà un senso all'albero e che lo rende vigoroso." Chi scrive , spesso non volendo, dà voce alla sua gente e al suo tempo. Questo accade sia che si tratti di opera di invenzione, saggio, diario, o scritto autobiografico. Oltretutto le distinzioni tra generi sono in gran parte superate, e le distinzioni tra vero e falso discutibili. Se si vuole scoprire chi è un autore, meglio cercarlo nelle sue opere di narrativa che nell’autobiografia.Nei miei corsi mescolo generi e strumenti, ed evito di interpretare: a volte un corso di scrittura di viaggio fatto con la Scuola del Viaggio in un contesto vacanziero ha avuto effetti trasformativi importanti e imprevisti. Ho prposto scittura anche a rifugiati, studenti, psicologi e counsellorche lo applicano poi con pazienti e gruppi di autoformazione. Autobiografia, racconto, elaborazione di simboli e miti : l'importante è ascoltare la propria voce , manifestarla riducendo sempre più lo scarto tra ciò che abbiamo da dire e come lo diciamo. Il lavoro di editing ha valenza formative e perfino terapeutiche.

18 Nihil humanum mihi alienum puto I grandi mistici, il Francesco del Cantico delle creature, il persiano Rumi, Milarepa , hanno sempre cantato il Sé , e il Sé universale. Sono poeti, perché le regioni del Sé le illumina meglio la sintesi poetica. Voglio ricordare qui con affetto Giuliana D’ambrosio, volontà amica e gentile, che nei congressi ci regalava spesso poesia .

In conclusione, cosa c’è di più difficile che parlare del Sé Universale . Ecco come ce lo porta un maestro moderno, Tich Nat Han , nella poesia

Chiamami col mio vero nome

Il ritmo del mio cuore è la nascita e la morte di tutto ciò che vivo. Io sono un insetto che muta la sua forma sulla superficie di un fiume. E io sono l'uccello che, a primavera, arriva a mangiare l'insetto. Sono un bambino in Uganda, tutto pelle e ossa, le mie gambe esili come canne di bambù, e io sono il mercante che vende armi mortali all'Uganda. Io sono la bambina dodicenne profuga su una barca, che si getta in mare dopo essere stata violentata da un pirata. E io sono il pirata, il mio cuore ancora incapace di vedere e di amare. Per favore chiamatemi con i miei veri nomi, cosicché io possa udire tutti i miei pianti e tutte le mie risate insieme, cosicché io possa vedere che la mia gioia e il mio dolore sono una cosa sola. Per favore, chiamatemi con i miei veri nomi, cosicché io mi possa svegliare E cosicché la porta del mio cuore sia lasciata aperta, la porta della compassione.

(Thich Nath Hanh)

Andrea Bocconi
Relazione al Congresso di Psicosintesi Varese 2011


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