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Le origini del Teatro: un ponte tra l'umano e il divino

14-04-2014

Nelle civiltà che tramandavano la propria cultura solo attraverso una tradizione orale, i cosiddetti "popoli primitivi", il teatro nacque e si sviluppò come teatro sacro.
Il carattere di sacralità non si riferisce tanto al contenuto di ciò che viene rappresentato, ma al significato che alla parola "sacro" ha e ha avuto per l'uomo di ogni tempo: non un'idea collegata ad un Dio trascendente, non una semplice allegoria morale, ma il contatto con una "potenza" , con una superiorità sentita a volte come un "mysterium tremendum", come una "maiestas" che però è possibile incontrare nelle realtà "naturali". L'uomo prende coscienza del sacro come qualcosa di "altro" che si manifesta però in oggetti che fanno parte integrante del nostro mondo manifesto, come dice M.Eliade:
" la pietra sacra, l'albero sacro non sono adorati in quanto tali, lo sono invece proprio per il fatto che sono "ierofonie", perchè mostrano qualcosa che non è più né pietra né albero, ma il sacro".
Nel teatro delle origini c'è una identificazione quasi completa tra attore e personaggio e tale vissuto, una sorta di "partecipazione mistica" si estende anche allo spettatore. In questa partecipazione è sospesa ogni forma di razionalizzazione e di uso della mente concreta e questo favorisce la nascita di una comunione trascendente tra i partecipanti , cosa che è proprio la caratteristica fondamentale del sacro.
Tale sacralità la si ritrova anche nel teatro orientale, in civiltà che , come quella indiana, hanno trovato nell'arte uno dei veicoli più diretti per congiungersi alla divinità. Secondo la tradizione indiana, l'inventore del teatro fu addirittura un dio,Bharata, che portò agli uomini sulla Terra le rappresentazioni che aveva creato per gli dei celesti.
Il teatro occidentale, infine , ha le sue radici nella Grecia antica, in particolare nelle cerimonie dei Misteri che celebravano i riti di morte e di rinascita , dei cicli della vita. Spesso tali riti erano riservati ad una elite particolare, i cui componenti, proprio per aver partecipato in vita a tali rappresentazioni, avevano contatto con insegnamenti trascendenti che ne favorivano la crescita con coscienza. Si conosce poco di questi riti arcaici, ci sono giunte nei secoli solo alcune notizie sui Misteri Eleusini, Orfici e Dionisiaci. I Misteri Eleusini riguardano il culto di Demetra, la Grande madre e nella rievocazione del ratto ad opera di Plutone di sua figlia Kore (Proserpina); i Misteri orfici si rifacevano al mito di Orfeo che riusciva a innamorare tutti e a sottomettere le forze brute della natura grazie al canto e al suono della lira regalatagli da Apollo; i Misteri Dionisiaci, infine celebravano Dioniso, dio dell'ebbrezza dal cui culto nacque poi in seguito la Tragedia. (Il termine "tragedia" si riferisce infatti in origine a un tipo di canto intonato dal coro intorno all'altare del dio).Dalla cerimonia dialogata tra il dio Dioniso e il coro nascerà poi la rappresentazione teatrale che prenderà nel tempo le connotazioni che noi tutti conosciamo.
Quello che è importante sottolineare è la sorgente comune a tutte le forme dell'arte teatrale espresse nel tempo da varie civiltà: le rappresentazioni sacre.
Si potrebbe dire che Il teatro nasce dalla necessità di tradurre in segni concreti e leggibili il rapporto sentito tra l'umano e il divino, tra il profano e il sacro. E questa radice è così forte all'interno dell'inconscio collettivo e individuale da rendere possibile l'utilizzazione del teatro come un mezzo di intima comunicazione intra e interpersonale, in analogia con la sua prima funzione, quella di ponte tra l'umano e il divino.
Senza essere esperti o maestri nella specifica forma d'Arte, è possibile fare esperienza della rappresentazione teatrale come simbolo del contatto tra la persona e il mondo sottile, tra il visibile e l'invisibile , ricordando che nell'antica Grecia il "simbolo" era il mezzo di riconoscimento che si otteneva spezzando irregolarmente in due parti un oggetto, in modo che il possessore di una delle due parti potesse farsi riconoscere facendole combaciare: non possiamo immaginare così anche il rapporto tra il nostro Io personale e il nostro Sé transpersonale?


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