Isola di Kere

 

Faro di Punta Sophia Psuke Baia della Vera Finzione Rocca Grotta della Memoria

Livorno 1938.

01-02-2022

Arrivo nel pomeriggio di una giornata moderatamente assolata della tarda primavera. 
Ho 17 anni da pochi mesi, una ciocca bianca nel mezzo dei capelli neri che non so com’è venuta, ma mi piace un sacco. 
Gli allenamenti di scherma cominceranno presto il giorno dopo. 
Giusto il tempo di arrivare a casa di zia per poggiare valigia e sacca con le armi, poi via sul lungo mare a fare passeggio e respirare un po’ di iodio come s’e’ raccomandata mamma e come ha scritto per tempo alla sorella. 
Le altre atlete arriveranno alla spicciolata nei giorni immediatamente a venire, l’appuntamento è al Circolo Fides per esercitarsi e mettere a punto strategie in vista dei campionati toscani di scherma. 
Qualcuna la conosco e c’ho già incrociato lama in gare provinciali. So come tirano e non le temo. 

Il maestro Bonelli, m’ha messo sotto in questi mesi. È stato maestro militare, la disciplina è ferrea, e l’obiettivo lo ha stimolato ad allenamenti serrati. 
Ho fatto talmente tanti affondi che non sapevo più dov’ero. 
Il lungomare a Livorno è sempre bellissimo e oggi il mare ha una grande forza perché c’è stata una forte libecciata ieri e le scogliere sono lucide per la potenza delle onde.
Respiro a fondo e mando un pensiero a quel ragazzo che mi piace un sacco e che vuol fare l’aviatore. Lo sposerò, ma lui ancora non lo sa. 

È ora di andare a casa, che poi zia sta in pensiero se viene buio. 
Cena leggera e poi a nanna, così ascolto poche chiacchiere che mi annoiano. 
In questo sono come il mi babbo. 
La sveglia è presto e da cucina l’odore è buono. Sono carica e schizzo via a passo veloce che è già allenarsi. 

(Lilly Paci Scarafia quarta da destra, in piedi.)

Attraverso la porta del Circolo e entro nel regno della scherma. 
Sono emozionata anche se ci sono venuta molte volte, ma è l’aria che ci respiri, la sensazione che danno le pedane dove già ci sono spadaccini in prova.  Intorno è silenzio, solo lame che si toccano, solo musica di fiato e fatica. 
Sei in un tempio e ci vuole rispetto, fede e determinazione. 
Mi cambio con le altre ragazze, sorrisi e strizzate d’occhio, voci basse. 
Ce le daremo, ma c’è complicità e sostegno. 
Ecco, sono a posto, mi muovo bene nel corpetto, il guanto è quello vecchio che si adatta bene alla guardia dei miei fioretti. 
Preferisco l’impugnatura italiana, ma oggi proverò anche la francese. Si sa mai. 
Un paio di colpi a vuoto e infilo la maschera, salgo in pedana. 

(Aldo Montano, foto con dedica. 1938)

Davanti a me c’è Aldo Montano, ci allenerà lui. È già una leggenda, sorride e infila la maschera.  “Pronta signorina?”
Una goccia di sudore mi scende lungo il naso, come sempre. 
Saluto e mi metto in posizione.
Respiro e butto fuori l’aria. Il cuore accelera, lascio andare  giù le spalle. 
Sono pronta all’assalto. Sono una tigre. 
Morderò e andrò a podio.
Ci potere scommettere tutto quello che avete. Via!

Autore Riccardo Scarafia, medico e scrittore


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