Isola di Kere

 

Faro di Punta Sophia Psuke Baia della Vera Finzione Rocca Grotta della Memoria

Per me è l’autunno la stagione dei cammini

02-11-2021

Per me è l'autunno la stagione dei cammini

Mio zio Leopoldo amava la natura. Aveva pochi amici, di lungo corso,con cui in autunno faceva la gita del colore. Andavano in campagna a contemplare i gialli, gli amaranto, i sempreverdi, i tanti marroni, le foglie screziate. C’era una sola regola: si stava zitti. Per  questo le loro escursioni si chiamavano anche “la gita del silenzio”. Somma saggezza di mio zio e dei suoi due amici, sempre quelli. Quando si cammina in campagna, in montagna, ovunque in natura, lo si fa per riscoprire che ne facciamo parte, non stiamo guardando un documentario del National Geografic. Sul divano, con la tazzina di caffè, è bello condividere e commentare, in loco il commento spesso è superfluo, quando non è fastidioso. Si ammette un “guarda che bello”, basta che non sia seguito subito dal confronto su quel sentiero in Abruzzi dove andavi da bambino. Non parliamo poi di chi propone una riflessione sulle elezioni amministrative o  sulla questione no vax. Lì la mente si scinde dal corpo del tutto  e non si più dove si è, salvo inciampare o scivolare, brusco richiamo alla presenza  nella realtà. Per me è  l’autunno la stagione dei cammini, su facebook vedo tante foto di luoghi sconosciuti, a due passi da casa, spesso c’è anche la persona,e ha l’aria di star bene , a giudicare dai grandi sorrisi radiosi.

Viene voglia di andare, il difficile e mettersi in moto.Ci si prepara: dove ho messo gli scarponcelli ? pardon, scarpe da trekking. E quale zaino prendo ? Il glorioso da ottanta litri, veterano di mille camminate o lo zainetto scolastico ereditato dal figlio, meno tecnico ma anche pratico, non faccio mica il giro dell’Annapurna, vado in Casentino.

Il camminatore solitario si risveglia quando gli orsi si preparano al letargo, e mi sembra  ottima cosa non incrociarsi, bastano i cinghiali a regalare un po’ di sana paura.

Nel cammino ogni passo ha un sapore di verità: dice molto di noi . Anche io amo il silenzio: un’amica se ne accorse: tu ti lasci scivolare in fondo al gruppo che dovresti condurre, per non parlare.

Il battito del cuore regola il ritmo, non è una gara, non bisogna battere nessuno, neanche i tempi di percorrenza degli amati cartelli rossi e bianchi del CAI.

Certo è bello andare con qualcuno che a cui si vuol bene e nel cammino si scoprono cose nostre e dell’altro che ci  possono sorprendere: Martina a dieci anni si inerpicò per le montagna abruzzesi conducendo l’asina Eva, felice anche sotto la pioggia . Claudio Visentin,  prof di grandi dimensioni e fondatore della scuola del viaggio, aveva avuto l’idea:andiamo con i nostri figli maggiori e gli asini, una settimana di cammino ci farà bene. Aveva letto il  Viaggio di Stevenson nelle Cevennes, in compagnia di Modestine, un ‘asinella: lo scrittore aveva ventotto anni, una coperta e una pistola, non si sa mai. Quel libro lo fece conoscere e lanciò il turismo in questa area poco battuta della Francia: ci sono oggi itinerari stevensoniani.

Noi partimmo con  Martina e Pietro, dieci e undici anni, dopo un rapidissimo corso di guida asini.  Nel nostro piccolo, scrivemmo “In viaggio con l’asino”, e fu il libro di viaggio dell’anno.

Il cammino più bello  l’ho fatto in Casentino e nella Valtiberina, diversi anni fa : avevo voglia di solitudine e camminare nel parco di marzo  per un mese sembrava un’ottima premessa. Mia moglie Francesca mi aveva incoraggiato a farlo, specie dopo che un carabiniere l’aveva rassicurata che mi avrebbero ritrovato anche col telefono spento. Ai figli avrebbe pensato lei. In qualche misura andavo via proprio per loro: sono lucchese, e volevo conoscere meglio la terra in cui sono nati . Per conoscere un territorio, nulla è meglio che camminarci sopra. C’è una memoria dei piedi che non si cancella. Ero in quell’età in cui si sta bene, ma siamo fuori garanzia, specie per le parti usurate: ginocchia, caviglie, articolazioni in genere. E così, in quel marzo che sapeva ancora di inverno mi misi in cammino, dopo avere speso una fortuna in attrezzatura tecnica in un negozio specializzato di Firenze, dove il proprietario, detto Sedano non so perché, mi affidò vagamente disgustato a un amico competente, solo perché avevo proposto di portare il mio zaino valigia Invicta con cui avevo girato il mondo, non proprio adatto a un trekking.

L’itinerario era molto personale, volevo arrivare alle sorgenti dell’Arno e del Tevere,là dove è nata la nostra civiltà, poi scendere al Trasimeno e  passare dal Monastero delle Celle a Cortona, dove Francesco aveva soggiornato poco prima di morire. 

Tenevo un diario, che diventò un libro molto sentito, Di buon passo. Avevo previsto un mese di cammino solitario, grande garanzia di silenzio: un ritiro con me stesso, compagnia non sempre gradevole. Era bello montare la tenda nel bosco o nel portico di un palazzetto di un paese sconosciuto, nella bellezza aspra della montagna, nei pochi, significativi incontri.Ho sempre incontrato accoglienza e gentilezza verso il viandante, nessuna paura dell’estraneo. Voglio solo ricordare Chiara, la suora che mi ospitò al Cerbaiolo come pellegrino laico, anzi, “religione fai da te “, come mi inquadrò dopo una breve chiacchierata serale. Come tutti gli eremiti, era perseguitata dalle troppe visite: accompagnava i turisti a vedere le capre, per essere lasciata in pace: “ funziona sempre”, mi disse.Quel viaggio dell’anima l’ho raccontato in Di buon passo. Scrivere , che sia un libro o un nostro privatissimo diario, aggiunge spessore, consapevolezza e senso a ciò che abbiamo vissuto, lo rianima, e diventa un altro viaggio nel viaggio.


© 2004 - 2018 Kere.it Questo sito è registrato a nome di Andrea Bocconi P.IVA 01699320519 Area riservata

Privacy e Cookies - Preferenze Cookie