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Bob Dylan, quelle lettere d’amore che Françoise Hardy non lesse mai

24-04-2018

È una strana storia Bob Dylan, non finisce di stupirci da decenni. Il proprietario del bar dove si rifugiava a scrivere da ignoto adolescente, raccoglie le lettere mai spedite che Bob scriveva a Françoise Hardy.

Lei cantava “Tutti i ragazzi che han la mia età se ne vanno mano per la mano”, con una grazia struggente, un po’ eterea, per di più a piedi scalzi. Bob – che immagino brufoloso e non ancora star – ne fa la sua Beatrice, giustamente irraggiungibile, tanto che le lettere finiscono appallottolate nel cestino del bar. Qua c’è il colpo di scena: il barista – che deve avere intuizioni paranormali – le conserva per decenni e quando muore saltano fuori. Lui aveva già capito che avrebbe preso il Nobel per la letteratura, mica il Telegatto.

Capita non di rado che si scelga come oggetto d’amore una star e – se non si precipita nell’incubo dello stalking – è un modo romantico di innamorarsi dell’Amore. Così possiamo proiettare con comodo e senza rischi tutte le nostre fantasie sull’uomo o sulla donna ideale. Meglio se irraggiungibile; anzi, è bene che resti tale, perché nessuno è all’altezza delle nostre fantasie.

Qua però arriva un nuovo colpo di scena: passano gli anni, Françoise Hardy adora le sue canzoni, ormai è famoso. È il 1966, viene sapere di un suo di un suo concerto a Parigi e fa di tutto per andarci: sta girando un film e convince con molta fatica il regista a darle un permesso. È fatta. Dylan non è più Bob, ha il fascino del poeta scontroso e geniale, sta con donne bellissime e – guarda caso – cantanti. Mi ha anche soffiato Joan Baetz che amavo prima io, dai tempi di Woodstock.

La immagino arrivare trafelata ed emozionata, piena di aspettative. Una visita in camerino, complimenti reciproci e vai, si parte. Ma lui le pare così magro da farle sospettare una malattia terminale, il concerto è deludente, perfino brutto, le loro strade si dividono di nuovo, temo per sempre. Tutto questo lo racconta lei, ora che sono saltate fuori queste lettere non spedite. Ci va giù duro la cantante-attrice – direi anche con poca eleganza – in un’intervista radiofonica.

Dylan si offenderà? Se non rispondeva ai signori che lo cercavamo per dargli il Nobel, credo che non risponderà neanche a lei. Peccato, la storia avrebbe riempito paginate di riviste sugli amori delle star, anche se un po’ anziane, sono passati cinquanta anni. Maria De Filippi avrebbe sognato di portarli nelle sue trasmissioni: l’amore ritrovato.

Ma anche nel caso di una devozione artistica è meglio fermarsi all’opera, chi la crea spesso può deluderci.

Sarei andato a piedi a incontrare Hermann Hesse e non mi avrebbe fatto piacere scoprirne la tirchieria o la freddezza con i figli. Francesco De Gregori ama la musica di Dylan al punto di aver tradotto e cantato in un disco le sue canzoni. Si è poi ritrovato con lui al Summer Festival di Lucca, cantavano nella stessa serata ma separati. Ha avuto la saggezza di scappare la mattina dopo senza incontrarlo. Pare che Dylan volesse conoscerlo. Si contenti di scoprire le sue canzoni. Gli idoli vanno adorati da lontano.


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